Secondo un gruppo di ricercatori dell’Istituto San Raffaele di Milano, che
hanno pubblicato i risultati del loro lavoro scientifico sulla
rivista “Depression and Anxiety”, un bambino timido che trascorre
la propria infanzia condizionato da un grado di timidezza
importante, sarà destinato, da adulto, a mostrare tutti i segni
dell’ansia. Per giungere a questi risultati gli scienziati
italiani si sono serviti di una serie di elettroencefalogrammi che
venivano eseguiti su bambini di sette e otto anni dopo aver loro
mostrato immagini di coetanei per i quali i bambini nutrivano
soggezione per il comportamento ostile che questi avevano nei loro
confronti.
I
ricercatori hanno pure indagato se nelle famiglie di questi bambini
che venivano monitorati c’era una situazione familiare di ansia o
se questa era presente a livello genetico. Successivamente dopo aver
scandagliato le aree cerebrali dei bambini mediante Risonanza
Magnetica hanno concluso che la loro timidezza era innescata dalla
visione delle immagini di coetanei poco graditi che stimolavano
precise aree cerebrali condizionando poi il loro comportamento.
Durante lo studio si è pure visto come altre aree cerebrali venivano
attivate davanti alla gioia, alla rabbia, o di fronte a situazioni
che non generavano alcuna particolare emozione e sulla base delle
risposte ottenute, hanno seguito i bambini nel loro percorso
adolescenziale stabilendo che, sulla base delle risposte ottenute
dalla reazione del cervello di fronte alle immagini poco gradite, ai
piccoli questi provocavano disagio che scaturiva in un grado
accentuato di timidezza. Tale stato d’animo vissuto da bambini
sfociava da adolescenti prima e da adulti dopo, in importanti stati d’ansia, al punto che gli scienziati potrebbero immaginare di
intervenire sulla timidezza dei bambini al fine di scongiurare
l’ansia da adulti.
Secondo lo studio, "la semplice operazione di guardare dei volti di coetanei era sufficiente a determinare nell'amigdala - una piccola area che risiede in profondità, nelle zone più arcaiche del nostro cervello - un grado di attivazione, cioè di risposta emozionale, che andava di pari passo col grado di ansia sociale". Inoltre, "a seconda dell'assetto genetico relativo al gene promotore del trasportatore della serotonina - lo stesso gene che che gli scienziati avevano trovato connesso alla timidezza e alle risposte Eeg ai volti, nei partecipanti allo studio quando avevano otto anni - era possibile riconoscere una diversa reattività dell'amigdala in adolescenza".
Fonte: C.N.R.
Nessun commento:
Posta un commento
Ti preghiamo di inserire sempre almeno il tuo nome di battesimo in ogni commento