martedì 4 aprile 2023

Varici: meglio curarsi in tempo per scongiurare problemi cardiovascolari


 

Fino a non molto tempo fa, quando si parlava di insufficienza venosa periferica o per dirla meglio Malattia Venosa Cronica (MVC), ci si riferiva ad una serie di problemi clinici che conclamavano con una sintomatologia variegata a seconda del paziente e della sua storia clinica, oltre che all'anamnesi familiare di chi vi soffriva. I sintomi vanno dalle varici, sopratutto nelle donne, alla sensazione di gambe pesanti e persino alle emorroidi. Oggi si fa più chiarezza su questa sindrome che continuiamo a chiamare sindrome e non patologia perché espressione di diverse situazioni cliniche e non per forza da una singola malattia derivata.

Quel che certo è, che parlando di una popolazione che soffre di questi disturbi e che,  mal contata, è pari a quasi 20 milioni di persone solo in Italia, il 10% circa è rappresentata da uomini, che ne soffrono in maniera lieve, mentre casi più complessi riguardano il restante 30% sempre appartenenti al genere maschile, la restante parte, oltre il 60%, è rappresentato da donne, segno chiaro che in questa sindrome gli ormoni femminili e la stessa gravidanza giocano un ruolo importante e decisivo.

In che cosa consiste la MVC?

Ad essere interessata è la circolazione venosa e la difficoltà che incontra il sangue dalla periferia a tornare al cuore, intendendo per periferia gli arti inferiori sopratutto. La novità rispetto al passato è che un tempo si minimizzava il disturbo, che ovviamente si aggrava negli anni, c’è chi lo trattava con qualche pomata da spalmare sulle gambe, sopratutto d’estate, quando il disturbo si acuisce per le alte temperature, chi si rivolgeva al medico nelle acuzie della sindrome, chi ci convive senza lamentarsi rassegnato all’idea che varici, gambe pesanti, persino crampi, siano la croce da portarsi addosso. Il risultato è che poiché impegnata nel disturbo c’è la circolazione venosa e non arteriosa che sarebbe ben più grave, si è sempre pensato di considerarla un fastidio, sicuramente un più o meno grave inestetismo, ma null’altro. Oggi sappiamo che, non solo la malattia venosa cronica tende ad aggravarsi nel tempo e pure velocemente quando si sia cronicizzata, ma il passo fra l’insufficienza venosa ed il rischio cardiovascolare è molto breve.

Per meglio comprendere cosa accade nell’insufficienza venosa rifacciamoci al parere di Alberto Froio, Professore associato di Chirurgia Vascolare dell’Università degli Studi di Bicocca Fondazione IRCSS – Dan Gerardo dei Tintori, Monza, che afferma che:

In condizioni normali lo spostamento del sangue dagli arti inferiori verso il cuore avviene grazie alla pressione esercitata dai muscoli delle gambe e dall'arcata plantare, con un flusso unidirezionale assicurato dalle valvole venose. Quando questo processo viene alterato, il sangue refluisce attraverso i lembi valvolari provocando la dilatazione delle vene sostenuto da un processo infiammatorio cronico, col risultato che nelle sue forme più severe la MVC può provocare gravi complicanze come edema, pigmentazione della pelle, eczema fino alla comparsa di ulcere e trombosi venosa”.

La dimostrazione di tutto ciò è ben evidenziata in uno Studio scientifico denominato Gutenberg che ha trovato spazio nelle pagine dell’European Heart Journal che ha ben palesato come tale insufficienza venosa, sopratutto quando raggiunge livelli elevati di gravità, si associ a patologie cardiovascolari e quindi possiamo definirla un grave rischio per il cuore fino a considerarla a rischio di vita per il paziente quando la compromissione cardiovascolare causata dalla MVC è divenuta grave.

Fino a non molto tempo fa la medicina separava la malattia venosa da quella arteriosa ritenendo la prima quasi banale rispetto alla seconda e quindi considerando la sequela di sintomi a partire dalla vene varicose, dagli edemi ad esse associate o meno, dalla ulcerazioni della pelle, fin’anche ai cambiamenti del colore della pelle e della costituzione stessa del tessuto di rivestimento delle gambe, un mero fatto inestetismo e nulla più.

Niente di più sbagliato, un paziente che presenti tutti i sintomi di una MVC è necessario che effettui tutti quegli esami diagnostici, sopratutto in presenza di un’anamnesi familiare per questa sindrome, oltre a prevedere analisi ematici volti a indagare sui livelli della colesterolemia anche per stabilire se tale sindrome abbia già in qualche modo interessato il sistema cardiovascolare nella sua interezza o se è ancora possibile trattarla singolarmente. Ciò a dimostrazione di quanto si diceva prima, ovvero, il legame sempre più intrecciato che lega l’insufficienza venosa con le complicanze cardiovascolari.

“Il link tra la MVC e le malattie cardiovascolari è dato principalmente dal fatto che le due patologie condividono alcuni fattori di rischio come l’età, il fumo, il diabete mellito, l’obesità e il sovrappeso, che si associano ad una disfunzione dell’endotelio, un’infiammazione cronica e una trombosi che è dovuta al lento flusso e alla conseguente ipercoagulabilità che costituiscono le basi fisiopatologiche di entrambe le patologie” – spiega Leonardo De Luca, Segretario generale ANMCO e cardiologo presso la U.O.C. di Cardiologia dell'Azienda Ospedaliera San Camillo-Forlanini di Roma.

E non solo… dallo Studio recente effettuato su tali disturbi è emerso che stati gravi di MVC potrebbero essere predittori di gravi evenienze sul piano cardiovascolare quali ictus ed infarto miocardico.

Oggi il trattamento della MVC segue diversi percorsi, non solo farmacologici, ma anche affidati a sostanze naturali sotto forma di integratori volti a rinforzare la parete del vaso evitando il formarsi di ristagni ematici nelle vene con conseguente slabbramento ed infiammazione del lume del vaso stesso. Ma ciò non toglie che, anche alla luce di questi risultati recenti, la terapia non può più essere affidata al fai da te, semmai allo specialista che interviene non solo nel correggere l’insufficienza venosa, ma anche a scongiurare più gravi patologie istituendo tutta una serie di esami clinici volti ad evitare il coinvolgimento cardiovascolare che dalla MVC ha avuto inizio.

Fonte: Pharmastar



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