Poche
cifre, ma che danno bene il senso di quanto sta avvenendo in Italia a
proposito dell’uso di sostanze stupefacenti da parte di giovani e
giovanissimi insieme al consumo abituale da parte di quest’ultimi,
di alcol, sigarette, farmaci ansiolitici o sedativi. Un quadro
tutt’altro che roseo se solo consideriamo che i consumatori di
queste sostanze sono poco più che bambini che non si rendono neanche
conto, vista l’età, dei rischi cui stando andando incontro. L’Italia ha
questo triste primato rispetto a tutti gli altri Stati dell’Europa.
Tutto
questo senza trascurare un altra piaga che affligge sempre di più i
nostri ragazzi, il cosiddetto binge drinking, ovvero,
l’abbuffata di alcol consumata, un bicchiere dopo l’altro, spesso
a stomaco vuoto in una sola serata e relativa ubriacatura. Un
fenomeno allarmante che fa schizzare gli accessi ai Pronto Soccorso,
spesso in codice rosso, di tutt’Italia, sopratutto nel week end con
casi anche di coma etilici tanto gravi che qualcuno ci perde la vita
e che non solo riguarda una popolazione giovane che va dai 18 ai 24
anni, ma, cosa ancor più grave, si abbassa in modo molto
preoccupante l’età di coloro che sperimentano questa abbuffata
alcolica, visto che spesso vittime sono ragazzini, di ambo i sessi
con un’età di appena 12 anni. Addirittura, se si confronta il dato
relativo allo scorso anno, coloro i quali si son lasciati andare a
questa abbuffata sono stati quasi 4 milioni di giovanissimi la cui
età era di poco superiore agli 11 anni. Se guardiamo il dato Istat
rileviamo come il fenomeno sia in crescita e se solo ci riferiamo aquello relativo al 2017 ci accorgiamo che ben il 65% di ragazzini di
11 di età, ha consumato almeno una bevanda alcolica, cosa che ha
riguardato in maggior misura i maschi rispetto alle femmine, con un
aumento esponenziale dei consumi da un anno ad un altro. Parlando del binge drinking, tale pratica ha riguardato l’11% dei ragazzini
maschi e il 3% delle ragazzine di età non superiore agli 11 anni, da
ricordare che gli adolescenti non dovrebbero neanche toccarlo l’alcol
la cui vendita a quell’età è vietata dalla legge. Se
parliamo di sostanze stupefacenti, citando la cannabis, un recente
studio rileva che la provano il 21% dei giovani in Italia, in altri
Stati europei la media è del 17% e la tendenza a provarci è
sensibilmente aumentata nei pre-adolescenti.
“Questo fenomeno può avere conseguenze negative anche da un punto di vista neuropsicologico, afferma la dott.ssa Stefania Russo Responsabile Nazionale di progetto FIMP per i rapporti col Dipartimento Antidroga e col MIUR. Lo sviluppo plastico dell’encefalo si completa solo intorno ai 20 anni e quindi ogni sostanza d’abuso, assunta prima, può interferire nel normale processo di maturazione neuronale e dare il via a tutta una serie di effetti avversi come danni sulla memoria breve e riduzione della concentrazione. Esistono poi problemi sulla capacità di problem solving, sul controllo motorio e sul tempo di reazione. È dimostrato inoltre che l’uso precoce e frequente di droghe può aumentare l’insorgenza di disturbi dell’umore, come ansia e depressione, e favorire il rischio di dipendenza in età adulta”.
Un
fenomeno in crescita si è detto che si va ad aggiungere all’altro
pericolo rappresentato dal consumo di droghe acquistate via Internet.
Ben 650 siti offrono sostanze psicoattive con facilità a chiunque le
richieda
e paghi per averle, anche se il potenziale cliente è rappresentato
da un ragazzino che si trova a navigare su questi siti. Si tratta di
prodotti legali e non a base di erbe o funghi che producono effetti simili
a quelli di cannabis, ecstasy o allucinogeni, o addirittura cocaina, eroina anche molto pure, sono facilmente reperibili in rete.
Altro
tema caldo riguarda la violenza e gli
abusi sessuali che hanno riguardato (circa il 5%), alle violenze
fisiche (circa il 7%) a quelle psicologiche (più del 13%): nel
nostro Paese oltre 91mila minorenni sono assistiti perché hanno
subito maltrattamenti. Ma il numero reale di queste piccole vittime
potrebbe essere molto più alto dal momento che solo un caso su nove
viene individuato e preso in carico dai servizi sociali e sanitari.
Insomma,
una realtà che si colora sempre di più di drammi e dalle
conseguenze imprevedibili e sempre meno gestibili dove occorre una presa di posizione
da parte del mondo degli adulti, e delle Istituzioni, frenando loro stessi la scarsa
consapevolezza dei rischi che è connotata in chi è poco più che un
bambino.
Altre fonti: Help Consumatori
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