Spesso
i bambini a tavola fanno i capricci e questo è un fatto risaputo, ma
individuare il confine fra i capricci e i veri disturbi alimentari
che impediscono al piccolo di alimentarsi come dovrebbe, non è
sempre facile, visto che parliamo di un argomento tanto delicato e
tanto poco conosciuto, se consideriamo che sono ben sette gli
italiani su dieci che hanno scarsa consapevolezza del problema,
perché non adeguatamente informati dei disturbi alimentari. Eppure tali problematiche esistono eccome e non sono solo le più note, ad
esempio l’anoressia, ma tante altre che si conoscono spesso molto poco.
Certo l’anoressia è quel disturbo che più di altri ci impressiona
perché l’associamo spesso a delle immagini di pazienti che
suscitano in noi sconcerto e pietà. Stessa cosa se parliamo della
bulimia. Eppure se gli italiani sono scarsamente informati su queste
due condizioni patologiche, quanto ne sappiamo dei disturbi da alimentazione evitante e restrittiva? Quanto siamo a conoscenza che
l’età di insorgenza dei disturbi alimentari in genere si è molto
abbassata e non coinvolge soltanto gli adolescenti ma anche i bambini
di otto, dieci anni d’età, mentre nel complesso in Italia a
soffrire in generale di questi disturbi sono ben tre milioni di
ragazzi e ragazzini?
Secondo uno studio effettuato da Nutrimente Onlus, quasi il 70% degli
italiani non ha adeguata conoscenza dei disturbi alimentari e quindi
non sa come comportarsi di fronte a queste patologie. Questo non è
un problema da poco se si considera il ruolo fondamentale che hanno
proprio i genitori nell’affrontare e cercare di risolvere il
problema anche con la scelta del giusto medico che individui la
patologia con la giusta diagnosi. Quindi, non solo scarsa conoscenza
del problema da parte degli adulti e quindi totale impossibilità a
distinguere un problema nutrizionale da quello solo di natura
psicologica, a giudicare dallo studio, visto che il 68% degli adulti
non è in grado di discernere il problema nutrizionale da origine
organica o da derivazione psicologica. Ne deriva, che quasi un
italiano su sei non sa a chi rivolgersi.
“In un contesto sociale basato sulla performance e alte aspettative, in cui magrezza equivale a successo, non è facile, soprattutto per i genitori di un adolescente, far passare messaggi basati sull’accettazione di diverse corporeità e di una flessibilità anche nell’alimentazione– afferma la psichiatra Sara Bertelli, presidente dell’associazione Nutrimente Onlus – Sarebbe utile per genitori, nel momento in cui si rendono conto della sofferenza che stanno vivendo i propri figli, chiedere aiuto il prima possibile a specialisti esperti. Nel caso in cui il figlio/a non sia disponibile ad andare da uno specialista o in una struttura, possono cercare di dare loro per primi supporto, in modo da aiutare il figlio/a ad esprimere il proprio disagio allo specialista competente”.
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