Fin
da bambini ci veniva ripetuto continuamente di mangiare frutta e
verdura, un refrain
inculcato da genitori, nonni e adulti in generale. Ma
forse neanche coloro che ci istillavano queste continue pillole di
saggezza si rendevano bene conto dell’importanza di ciò che
asserivano, basandosi su esperienze empiriche non avvalorate al tempo
da supporti scientifici. Oggi più che mai ad avvalorare l’assunto,
più frutta, più benessere, ci pensa la scienza con uno studio
dettagliato e durato nel tempo che afferma come il consumo regolare
di frutta e verdura migliori le performance cognitive nel tempo di
chi si alimenta in questo modo, rallentando
significativamente il decadimento cognitivo negli anni.
Ciò
che emerge dallo studio dimostra
che consumare frutta e verdura regolarmente
crea le basi per un futuro, cognitivamente parlando, più favorevole
anche da anziani potendo contare sui vantaggi derivanti dal consumo
regolare
avvenuto nei
decenni.
Si tratta di capire quali sono
i vegetali che più di altri apportano benefici nel potenziamento
cognitivo, cui occorre soffermarsi per meglio intendere cosa si vuole
indicare.
Partendo
dal presupposto che tutti, a meno di eventi negativi incorsi nel
frattempo, invecchiamo, resta da stabilire come invecchiamo, ovvero,
in che condizioni il nostro cervello si adatta alle diverse stagioni
della vita. E’ dimostrato infatti,
che
anche il cervello anziano continua ad essere plastico, ovvero,
anche
l’anziano può continuare ad apprendere e imparare beneficiando
di quel che si indica come
potenziamento cognitivo. Quando ci riferiamo al potenziamento cognitivo non possiamo non riferirci al funzionamento cognitivo,
ovvero a tutte quelle abilità del cervello rappresentate dalla
memoria, dall’attenzione, dal ragionamento, dal linguaggio e da
tutte quelle funzioni che consentono alla persona, anche anziana, di
prendersi ancora cura di se, restando autonomo, vigile e, magari
impegnandosi in attività anche mentali alla stregua di come faceva
da giovane, sia pur con tutti i limiti dell’età. Con
l’invecchiamento il declino mentale avviene gradualmente e,
tornando alla ricerca, il consumo regolare di frutta e verdura
iniziato da giovani fa si che si benefici anche da adulti e poi da
anziani del
ritardo di quel
declino fisiologico individuale e, perchè no, si creano le basi, insieme ai risultati della ricerca medica sempre più sofisticata, per partecipare all'allontanamento del rischio di ammalarsi di Morbo di Alzheimer. Se genericamente parlando di consumo
di frutta e verdura si ottengono sicuri benefici, si tratta di capire
quali sono i prodotti ortofrutticoli
che più di altri apportano beneficio alle performance cognitive nel
lungo periodo. Secondo lo studio scientifico
finanziato
dal National
Institutes of Health che si è appena concluso e che ha coinvolto una
popolazione di 27.842 uomini di età media di 51 anni monitorati per
tutta la durata dello studio stesso che
è iniziato nel lontano 1986, gli alimenti che più di altri
apporterebbero beneficio maggiore sono
i vegetali a foglia verde, quelli ricchi di carotenoidi, i frutti di
bosco e il succo d’arancia, quest’ultimo
raggiunge i massimi benefici se consumato giornalmente, così come si
sarebbe evidenziato che nell’età compresa fra i 18 e i 22 anni, il
maggior consumo nella dieta di vegetali, migliora le performance
mentali anche a tarda età.
Pur con i limiti di uno studio
scientifico settorializzato ad una sola popolazione di iscritti con
caratteristiche comuni, maschi tutti più o meno della stessa età e
tutti scelti fra professionisti, tale lavoro scientifico risulta
ugualmente valido perché volto a dimostrare che ancora una volta una
dieta sana costituisce un valido apporto sulla funzione cognitiva,
anche se i ricercatori tendono a sottolineare che occorreranno altri
studi nel lungo periodo per conclamare quanto oggi sembra un fatto
assodato, ovvero, che frutta e verdura garantiscono nel tempo una
performance cognitiva ottimale anche nelle persone non più giovani.
Yuan
C, Fondell E, et al. Long-term intake of vegetables and fruits and
subjective cognitive function in US men. Neurology 2019.
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