mercoledì 12 aprile 2023

Lassativi: massima attenzione nell'uso per il rischio di gravi demenze



Una recente notizia scientifica, avrebbe associato alcuni tipi di demenza, all’uso prolungato e continuato di lassativi, almeno di certi lassativi. Questo potrebbe essere uno dei più gravi casi di effetti collaterali da uso di farmaci, non soltanto per la gravità dell’effetto collaterale in sé, ma per la semplice ragione che basta visitare una RSA, una casa di riposo, o sbirciare sopra il comodino di una persona anziana e spesso allettata, per scoprire in bella mostra di sè, uno o più lassativi, a riprova di quanto sia diffuso il loro utilizzo.

Oggi, apprendendo il lavoro pubblicato sulla rivista scientifica Neurology, restiamo un po’ allibiti rispetto al fatto che i lassativi siano finiti sul banco degli imputati se solo consideriamo come questi farmaci siano divenuti nel tempo semplici prodotti da banco di uso comune e rintracciabili senza troppa difficoltà dal paziente, al punto, che i nomi commerciali di queste molecole sono ridondanti nella testa della maggior parte delle persone, sopratutto anziani e non solo, anche se si presume che un paziente giovane ne faccia un uso meno protratto e, comunque, finita l’emergenza non vi ricorra più per lungo tempo. Parliamo di molecole di lattulosio che è a sua volta formato da fruttosio e galattosio, un disaccaride che è uno zucchero semplice che passa intatto lo stomaco, in quanto non viene assorbito a livello gastrico ed è nell’ultima parte dell’intestino, il colon, dove svolge le sue funzioni.

Cosa accade al lattulosio una volta che finisce nel colon?

Nel colon viene degradato dai batteri intestinali che a differenza del nostro organismo lo digeriscono e come scarti di utilizzo liberano nell’intestino gas, metano e idrogeno in primis e acidi grassi. Questi scarti di “lavorazione” sono quelli che inducono l’effetto lassativo per induzione della peristalsi, ovvero, il movimento dell’intestino che favorisce il transito, in questo caso, delle feci che a loro volta risultano anche più ammorbidite. Se poi consideriamo che spesso, sopratutto l’anziano fa uso incongruo di questi farmaci e, per lo più, aumenta il dosaggio di testa propria, quegli zuccheri che i batteri non sono riusciti ad utilizzare restano nell’intestino richiamando liquidi, che rendono più idratate le feci che risultano in questo modo ammorbidite e vengono più facilmente evacuate, al punto che quantità sempre maggiori di questi lassativ, producono persino la diarrea.

Altro componente utilizzato in questa famiglia di lassativi è il sorbitolo, grazie ad un meccanismo diverso, sia pur sempre valido, in quanto evita che i liquidi presenti nel colon vengono dispersi, al contrario risultano trattenuti e solo per questo si determina una distensione delle pareti del colon favorendo l’evacuazione. Questo, per sommi capi, l’azione di questi lassativi di cui si fa uso e abuso sopratutto nella popolazione anziana, cui si aggiungono altri principi attivi, meno diffusi, ma che esercitano più o meno gli stessi effetti nel contrasto alla stitichezza, tipo farmaci che contengono polietilenglicole (PEG), sali di magnesio e mannite.

Senza avere il piglio dell'indagine scientifica, solo per inciso, chi ha avuto a che fare con anziani nelle RSA o nelle case di riposo ben sa di come l'anziano dimentichi di essere stato in bagno e nella convinzione di non esserci andato da settimane ricorra in modo ossessivo al lassativo. Che anche questa "dimenticanza" possa essere associata agli effetti collaterali di questi lassativi? Oppure se consideriamo la popolazione molto anziana, ci troviamo di fronte a cause di demenza e non ne riconoscevamo le ragioni? Tuttavia lo studio che è stato fatto, ha tutti i crismi per essere considerato un serio lavoro scientifico e non certo basato su una constatazione del tutto empirica. 

Lo studio che “incrimina” i maggiori lassativi in uso

Il lavoro scientifico che ha messo sul banco degli imputati i maggiori lassativi in uso è tutto anglosassone e ha coinvolto una nutrita schiera di partecipanti, visto che parliamo di ben 502.229 persone la cui età era compresa fra i 40 ed i 69 anni. Da notare che nessuno dei partecipanti aveva un storia clinica in qualche modo ascrivibile alle demenze o, peggio ancora al Morbo di Alzheimer. Poco meno di 19.000 persone fra quelle “arruolate” ha dichiarato di far uso regolare di lassativi fra quelli sopra menzionati. Attenzionando il gruppo di persone per dieci anni, si è notato che l’uso di lassativi presi con frequenza, in questo caso si parlava di assunzione quotidiana o a giorni alterni e fra coloro che utilizzavano lassativi sopratutto osmotici, si è palesata una maggiore propensione a soffrire di demenza nelle sue diverse forme. Si tratta di capire perché ciò accade e per farlo è utile ricordare il ruolo importante che riveste nel nostro intestino il microbiota.

Un tempo si definiva, per indicare il microbiota, il termine generico di flora intestinale, oggi si preferisce denominarlo microbiota come fosse un organo vero e proprio e a sé stante, perchè di fatto questo è! Il microbiota è un insieme di microorganismi del tutto raggruppati fra di essi, se ne contano miliardi, che insieme raggiungono un peso di circa un chilo. Tali microorganismi sono per lo più batteri intestinali “buoni” che proteggono l’intestino e l'organismo in generale da attacchi di germi patogeni e non solo, adesso che del microbiota si sa molto di più di un tempo, lo stesso sarebbe implicato nella produzione di sostanze indispensabili all’organismo. Inoltre, riveste straordinarie forme di protezione insieme al mantenimento delle difese immunitarie, partecipa anche all’allontanamento delle scorie, insomma un organo a tutti gli effetti con funzioni peculiarissime che solo da poco conosciamo al meglio.

L’assunzione indiscriminata di lassativi come quelli appena visti, oggi sappiamo, agisce negativamente proprio sulla salute del nostro microbiota con la conseguenza che tali farmaci determinerebbero la produzione di tossine intestinali a causa dell’azione tossica che esercitano sul microbiota che, una volta in circolo, vanno ad interferire sulle funzioni cognitive della persona che si sviluppano a livello cerebrale creando, o partecipando a determinare le demenzeDa quando poi è risaputo che l’intestino è sede e bersaglio delle nostre emozioni e dei nostri stati d’animo negativi, si pensi soltanto alle malattie psicosomatiche, si capisce bene che tutto quanto vada ad incidere negativamente sulla regolarità e, sopratutto che partecipa attivamente al deterioramento del microbiota è anche motivo di danni a vario titolo e quasi sempre a livello cerebrale.

Ne consegue pertanto che l’uso di lassativi andrebbe impiegato per il minor tempo possibile ed in maniera del tutto sporadica. Nessun timore in questo caso. Così come il ricorso a stili di vita più in linea con la nostra salute e benessere e laddove servisse, l’uso di sostanze naturali, aglio compreso, possono risultare utile nel contrastare la stitichezza, senza determinare i danni che nel tempo vengono causati proprio dai comuni e facilissimi da reperire, lassativi.

Fonte: Neurology







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