martedì 29 gennaio 2013

Gravidanza: la depressione silenziosa non soltanto post partum

La gravidanza  è salutata nella stragrande maggioranza delle volte dalla donna come un evento gioioso, irripetibile, emozionante e per lo più desiderato, eppure, non è proprio raro assistere al contempo a forme di depressione proprio in concomitanza della gravidanza stessa e non soltanto dopo il parto, situazione questa più frequente. Questa semplice osservazione dovrà finalmente farci bene intendere che la depressione è una malattia e non uno stato d’animo e come tale va curata.

Cominciamo col dire che la donna è più soggetta dell’uomo alla depressione, un altro tassello che conferma quanto la patologia sia organica e ciò si deve ai continui sbalzi ormonali che la donna, soprattutto in età fertile, riceve nei giorni del ciclo mestruale. Se pensiamo poi alla gravidanza e relativa “pioggia” ormonale spesso incontrollata rilasciata per creare l’ambiente adatto per il nascituro nel grembo della mamma, per modulare il rapporto che si crea fra madre e figlio e per prepararsi al parto, capiamo molto bene il motivo per cui una donna in generale, ma anche in gravidanza, possa andare incontro a crisi depressive, alla stregua di quanto avviene alla donna dopo il parto sottoposta anche in quella circostanza ad un riequilibrio ormonale che non è proprio lì da venire.

Diagnosi delle depressione in gravidanza

Non è semplicissimo per un medico diagnosticare immediatamente una forma di depressione in una donna in gravidanza, meno difficoltosa si presenta la diagnosi dopo il parto nel caso di depressione post-partum. Le difficoltà ascendono dall’evidenza che alcuni dei sintomi lamentati dalla donna depressa in gravidanza sono gli stessi che la futura mamma presenterebbe indipendentemente dalla depressione. Difatti, non è raro che in gravidanza la futura mamma non abbia fame, abbia problemi di addormentamento, stanchezza, ansia e chi più ne ha più ne metta. Tuttavia ad un occhio accorto da parte del medico non sfuggirà che a differenza della normale inquietudine che caratterizza la gravidanza in una donna, nel caso della sovrapposta depressione, l’atteggiamento della donna sarà più negativo, dove l’ansia si accompagnerà spesso ad un senso di angoscia profonda, ad una sensazione di umor nero, ad una percezione di senso di vuoto misto a paura per il domani. Non è raro assistere in questi casi a donne che si abbandonano a lunghe crisi di pianto, fatto ancora più evidente, nel caso di una depressione in gravidanza, se queste crisi si presentano anche a gravidanza inoltrata, al punto da rilevare nella donna pure un senso di disperazione per l’immane compito che dal parto in poi l’attenderà.

C’è tuttavia da dire che proprio quegli squilibri ormonali prima accennati esponendo l’organismo della donna in breve tempo ad una vera e propria rivoluzione, ne consegue che il passaggio ad un umore diverso prima e dopo il parto è del tutto insignificante ai fini di una diagnosi di depressione; resta tuttavia il fatto che è accertato che su cento donne in stato di gravidanza almeno venti presentano una vera e propria forma di depressione.

Diagnosi e terapie della depressione in gravidanza

La percentuale non del tutto irrisoria della frequenza della patologia nella gravidanza dimostra dunque che l’insorgenza della malattia non è del tutto rara, anzi… questo dovrà indurre sia la paziente, che il marito e/o gli eventuali altri parenti a non sottovalutare forme di umore depresso, soprattutto quando siano durature o ripetute, poichè, come si è visto, una depressione non trattata durante la gravidanza espone la donna ad una maggiore incidenza d’aborto, a parti prematuri, a morte intrauterina, o alla procreazione di figli di basso peso ponderale.

Quando invece la depressione si sia manifestata dopo il parto, al passare delle prime settimane di norma lo stato della paziente torna verso la normalità, ben altro è il caso di quelle donne che invece continuano a manifestare i segni della malattia che, anche in questo caso, se non trattata espone la donna al rischio di una cronicizzazione che può protrarsi anche per oltre un anno e mezzo dal parto e non solo, altro rischio è quello di non assistere all’affiatamento che dovrà istaurarsi fra la mamma ed il proprio bambino, con il rischio aggiunto per quest’ultimo, di andare incontro a problemi di adattamento, emotivi, cognitivi.

E se dunque ben sappiamo oggi l’origine delle depressioni della donna, in special modo quelle correlate alla gravidanza ed al parto stesso, dobbiamo anche immaginare che trattandosi di malattie organiche, dove l’ambiente esterno esercita un proprio ruolo del tutto relativo rispetto all’evolversi e alla portata della malattia, dobbiamo anche immaginare che le cure  di questi stati siano sempre praticabili e costellati da successi terapeutici sperati. Ed in effetti, il ricorso ai moderni farmaci antidepressivi per un breve periodo nelle forme di depressione leggera, risulta “obbligatorio”, ricordando quali sono i fattori che entrano in gioco nelle depressioni, dobbiamo immaginare tali farmaci capaci di interagire sul rilascio dei tre neurotrasmettitori che entrano in gioco nella malattia, ovvero, la serotonina, la dopamina, e la noradrenalina.

Gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina ( SSRI ) sono i farmaci antidepressivi più comunemente prescritti, per la loro efficacia e per il miglior profilo di tollerabilità e sicurezza, rispetto ai più vecchi antidepressivi.

Tuttavia non si può nascondere che come con altri farmaci, anche con questi non si può negare che l’eventualità di qualche disturbo collaterale sia  possibile, si va dai casi lievi a carico del neonato, caratterizzati da transitori disturbi respiratori per lo più reversibili, fino all’itterizia e alle convulsioni. Mentre per la mamma, nello specifico, può essa stessa patire qualche effetto collaterale rappresentato da nausea, sonnolenza, affaticamento, ridotto desiderio sessuale, cefalea, aumento o perdita di peso, ed agitazione, quasi mai tutti questi sintomi si presentano tutti insieme. A parere degli esperti tuttavia, l’eventuale rischio di incorrere in effetti collaterali insopportabili per il paziente è tanto basso da non giustificare in alcun modo da parte della donna il rifiuto alle terapie. Le stesse che la donna dovrà affrontare, pur sempre con l’apporto del medico curante, anche nel caso in cui si soffra di depressione e si intenda affrontare una gravidanza.

Xagena2007 Fonte: ACOG, 2007

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