La gravidanza è salutata nella
stragrande maggioranza delle volte dalla donna come un evento gioioso,
irripetibile, emozionante e per lo più desiderato, eppure, non è proprio raro
assistere al contempo a forme di depressione proprio in concomitanza della
gravidanza stessa e non soltanto dopo il parto, situazione questa più
frequente. Questa semplice osservazione dovrà finalmente farci bene intendere
che la depressione è una malattia e non uno stato d’animo e come tale va
curata.
Cominciamo col dire che la donna è più soggetta dell’uomo alla
depressione, un altro tassello che conferma quanto la patologia sia organica e
ciò si deve ai continui sbalzi ormonali che la donna, soprattutto in età
fertile, riceve nei giorni del ciclo mestruale. Se pensiamo poi alla gravidanza
e relativa “pioggia” ormonale spesso incontrollata rilasciata per creare
l’ambiente adatto per il nascituro nel grembo della mamma, per modulare il rapporto
che si crea fra madre e figlio e per prepararsi al parto, capiamo molto bene il
motivo per cui una donna in generale, ma anche in gravidanza, possa andare
incontro a crisi depressive, alla stregua di quanto avviene alla donna dopo il
parto sottoposta anche in quella circostanza ad un riequilibrio ormonale che
non è proprio lì da venire.
Diagnosi delle depressione in gravidanza
Non è semplicissimo per un medico diagnosticare immediatamente una forma
di depressione in una donna in gravidanza, meno difficoltosa si presenta la
diagnosi dopo il parto nel caso di depressione post-partum. Le difficoltà
ascendono dall’evidenza che alcuni dei sintomi lamentati dalla donna depressa
in gravidanza sono gli stessi che la futura mamma presenterebbe indipendentemente
dalla depressione. Difatti, non è raro che in gravidanza la futura mamma non
abbia fame, abbia problemi di addormentamento, stanchezza, ansia e chi più ne ha
più ne metta. Tuttavia ad un occhio accorto da parte del medico non sfuggirà
che a differenza della normale inquietudine che caratterizza la gravidanza in
una donna, nel caso della sovrapposta depressione, l’atteggiamento della donna
sarà più negativo, dove l’ansia si accompagnerà spesso ad un senso di angoscia
profonda, ad una sensazione di umor nero, ad una percezione di senso di vuoto
misto a paura per il domani. Non è raro assistere in questi casi a donne che si
abbandonano a lunghe crisi di pianto, fatto ancora più evidente, nel caso di
una depressione in gravidanza, se queste crisi si presentano anche a gravidanza
inoltrata, al punto da rilevare nella donna pure un senso di disperazione per
l’immane compito che dal parto in poi l’attenderà.
C’è tuttavia da dire che proprio quegli squilibri ormonali prima
accennati esponendo l’organismo della donna in breve tempo ad una vera e
propria rivoluzione, ne consegue che il passaggio ad un umore diverso prima e
dopo il parto è del tutto insignificante ai fini di una diagnosi di
depressione; resta tuttavia il fatto che è accertato che su cento donne in stato
di gravidanza almeno venti presentano una vera e propria forma di depressione.
Diagnosi e terapie della depressione in gravidanza
La percentuale non del tutto irrisoria della frequenza della patologia
nella gravidanza dimostra dunque che l’insorgenza della malattia non è del
tutto rara, anzi… questo dovrà indurre sia la paziente, che il marito e/o gli
eventuali altri parenti a non sottovalutare forme di umore depresso,
soprattutto quando siano durature o ripetute, poichè, come si è visto, una
depressione non trattata durante la gravidanza espone la donna ad una maggiore
incidenza d’aborto, a parti prematuri, a morte intrauterina, o alla procreazione
di figli di basso peso ponderale.
Quando invece la depressione si sia manifestata dopo il parto, al passare
delle prime settimane di norma lo stato della paziente torna verso la
normalità, ben altro è il caso di quelle donne che invece continuano a
manifestare i segni della malattia che, anche in questo caso, se non trattata
espone la donna al rischio di una cronicizzazione che può protrarsi anche per
oltre un anno e mezzo dal parto e non solo, altro rischio è quello di non
assistere all’affiatamento che dovrà istaurarsi fra la mamma ed il proprio
bambino, con il rischio aggiunto per quest’ultimo, di andare incontro a
problemi di adattamento, emotivi, cognitivi.
E se dunque ben sappiamo oggi l’origine delle depressioni della donna,
in special modo quelle correlate alla gravidanza ed al parto stesso, dobbiamo
anche immaginare che trattandosi di malattie organiche, dove l’ambiente esterno
esercita un proprio ruolo del tutto relativo rispetto all’evolversi e alla
portata della malattia, dobbiamo anche immaginare che le cure di questi stati siano sempre praticabili e
costellati da successi terapeutici sperati. Ed in effetti, il ricorso ai
moderni farmaci antidepressivi per un breve periodo nelle forme di depressione
leggera, risulta “obbligatorio”, ricordando quali sono i fattori che entrano in
gioco nelle depressioni, dobbiamo immaginare tali farmaci capaci di interagire
sul rilascio dei tre neurotrasmettitori che entrano in gioco nella malattia,
ovvero, la serotonina, la dopamina, e la noradrenalina.
Gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina ( SSRI )
sono i farmaci antidepressivi più comunemente prescritti, per la loro efficacia
e per il miglior profilo di tollerabilità e sicurezza, rispetto ai più vecchi
antidepressivi.
Tuttavia non si può nascondere che come con altri farmaci, anche con
questi non si può negare che l’eventualità di qualche disturbo collaterale sia possibile, si va dai casi lievi a carico del
neonato, caratterizzati da transitori disturbi respiratori per lo più
reversibili, fino all’itterizia e alle convulsioni. Mentre per la mamma, nello
specifico, può essa stessa patire qualche effetto collaterale rappresentato da nausea,
sonnolenza, affaticamento, ridotto desiderio sessuale, cefalea, aumento o
perdita di peso, ed agitazione, quasi mai tutti questi sintomi si presentano
tutti insieme. A parere degli esperti tuttavia, l’eventuale rischio di
incorrere in effetti collaterali insopportabili per il paziente è tanto basso
da non giustificare in alcun modo da parte della donna il rifiuto alle terapie.
Le stesse che la donna dovrà affrontare, pur sempre con l’apporto del medico curante,
anche nel caso in cui si soffra di depressione e si intenda affrontare una
gravidanza.
Xagena2007 Fonte: ACOG, 2007
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