In Italia soffrono di epilessia
qualcosa come mezzo milione di pazienti, per quanto oggi la malattia sia più
facilmente controllabile, al punto che il paziente riprende già all’inizio delle
cura una qualità della vita quanto mai normale, è purtroppo vero che di questa
popolazione di pazienti, qualcosa come 150 mila persone dopo aver assistito ad
un miglioramento clinico nei confronti della malattia, a distanza di qualche
tempo, finiscono per non godere più dell’efficacia rappresentata dai farmaci
utilizzati e verso i quali traevano benefici. Ma oggi le cose potrebbero
cambiare anche per questo tutt’altro che trascurabile numero di pazienti, da
quando è stata scoperta una nuova cura efficace nei pazienti di epilessia di nuova
e vecchia diagnosi.
Il farmaco già immesso sul mercato
da oltre cinque anni, è stato fatto oggetto di un recente studio per
verificarne l’efficacia oltre che negli adulti anche nei bambini e soprattutto valutare
se è possibile utilizzarlo in monoterapia, ovvero con un’unica assunzione
giornaliera non in associazione con altri anticonvulsivanti.
Cominciamo col vedere che cos’è l’epilessia
L'epilessia è una delle condizioni neurologiche più comuni
al mondo, che colpisce circa 8 persone su 1000 in Europa. Si stima che esistano
6 milioni di persone che convivono con l'epilessia in Europa e 50 milioni di
persone nel mondo. L'epilessia è caratterizzata da una scarica anomala di
impulsi dalle cellule nervose nel cervello che causa la comparsa di crisi
epilettiche. A seconda del tipo, le crisi possono essere limitate a una parte
del corpo o possono essere generalizzate e coinvolgere l'intero corpo.I
pazienti possono anche essere soggetti a sensazioni anomale, alterazioni del
comportamento o della coscienza. L'epilessia è un disordine neurologico con
molte possibili cause. Spesso la causa dell'epilessia è sconosciuta. Comunque,
qualsiasi condizione che sia in grado di alterare il normale livello di
attività neuronale, dalla malattia al danno celebrale, ai tumori, può portare
all'insorgenza delle crisi.
La caratteristica importante della
zonisamide è quella di essere un farmaco di nuova generazione che proprio per
le caratteristiche intrinseche può essere utilizzato da solo senza contestuale
somministrazione di altri farmaci che agiscono contro la malattia, per non
contare oltretutto, che vista l’emivita della sostanza, ovvero, il tempo in cui
il farmaco resta ancora attivo nell’organismo prima di essere escreto, consente
la somministrazione unica giornaliera. La prima autorizzazione all’uso della
zonisamide si rifà al 2005 quale terapia aggiuntiva nel trattamento
delle crisi parziali (con o senza generalizzazione) in adulti affetti da
epilessia. Se oggi si è tornato a studiare la molecola mediante un nuovo studio
scientifico ciò è stato fatto col solo fine di constatare come la stessa agisse
in monoterapia e nei confronti di altre molecole quali la carbamazina a
rilascio controllato (Tegretol R ). Ciò che si voleva oltretutto dimostrare è
il tempo necessario per liberare i pazienti da eventuali crisi epilettiche
insorte entro i primi sei mesi di trattamento.
Gli eventi avversi dovuti al trattamento riportati con maggiore frequenza sono stati: mal di testa (ZNS (Zonisamide): 10,3%; Carbamazina: 12,3%), riduzione dell'appetito (ZNS: 7,8%; CBZ: 1,7%), sonnolenza (ZNS: 6,0%; CBZ: 7,7%), capogiri i (ZNS: 3,9%; CBZ: 7,7%), riduzione del peso corporeo (ZNS: 6,8%; CBZ: 0%), affaticamento (ZNS: 4,6%; CBZ: 4,0%), rash (ZNS: 2,1%; CBZ: 4,3%) e piressia (ZNS: 3,9%; CBZ: 4,0%. Ad eccezione della riduzione di appetito e peso, gli effetti avversi più frequenti per la zonisamide erano confrontabili per frequenza a quelli riscontrati con carbamazepina.
Commentando questo nuovo studio, Michel Baulac (Hopital de la Pitie-Salpetriere di Parigi, Francia) ha dichiarato:
"È stato importante mostrare che la zonisamide, un farmaco di efficacia nel trattamento aggiuntivo, sia anche una terapia molto efficace in adulti con epilessia di nuova diagnosi. Lo studio ha impiegato un dosaggio flessibile per ottimizzare la sicurezza ed efficacia, un design che si riflette molto bene nella pratica clinica". Michel Baulac continua: "Meno del 50% dei nostri pazienti controlla le crisi con il primo farmaco antiepilettico e solo il 10-12% raggiungerà la libertà da crisi grazie ai farmaci alternativi utilizzati in monoterapia. È quindi importante sviluppare nuove opzioni e la zonisamide sarà una specialità medicinale promettente nella monoterapia. La zonisamide ha anche il vantaggio della singola somministrazione giornaliera che può aiutare a ridurre la quantità enorme di pillole che assume il paziente epilettico".
In base ai risultati dello studio 310, Eisai pianifica di richiedere
l'approvazione della UE per l'uso della zonisamide come monoterapia di prima
linea per il trattamento di soggetti adulti con epilessia di nuova diagnosi.
Bibliografia
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