Un evento che si verifica, per
fortuna raramente, ma che è tuttavia possibile e che ovviamente getta nella
disperazione quei genitori di bambini in tenerissima età deceduti per la sindrome
da morte improvvisa del lattante, una patologia estrema e che in parte è ancora
oscura alla medicina, nonostante le tante ipotesi che, tuttavia, avvicinano
alla prevenzione. Una possibilità che sta prendendo sempre più corpo nel mondo
scientifico, al di là delle cause che stanno ala base della patologia, è che
l’allattamento al seno possa proteggere la vita del lattante contro questa
temibile Sindrome.
Gli studiosi sono sempre più
concordi nel ritenere che tale protezione è ancora più alta quando il latte
materno è l’unica fonte di cibo per il lattante. Oggi si giunge persino ad
affermare che laddove la mamma allatti il proprio figlio, la possibilità di
incorrere nella Sindrome da morte improvvisa del lattante (SIDS), possa
addirittura abbassarsi del 45%. Se il latte materno è l’unico nutrimento per il
lattante, la protezione potrebbe salire fino al 75%.
Per allattamento al seno intendiamo
anche la durata che questo deve avere nei primi mesi del bambino, dai quattro
ai sei mesi, continuando fino al primo anno d’età del piccolo, come previsto
dalle linee guida dell'American Academy of Pediatrics ( AAP ).
Sulla possibilità di ridurre la Sindrome da morte
improvvisa del lattante si sono fatti diversi studi e notati altri fattori che
possono aggiungersi, ai fini della protezione del bambino, all’allattamento al
seno della madre da parte del piccolo senza mai escluderlo, se non è del tutto
necessario. Tali fattori sono ad esempio rappresentati dall’utilizzo del
ciuccio, dal soggiorno del bambino nella stessa stanza coi genitori, ma non
nello stesso letto.
Ne deriva che l'allattamento al seno sia di per sé protettivo e non semplicemente un marker di altri fattori potenzialmente protettivi, quali l'assenza di esposizione al fumo o fattori sociodemografici.
( Xagena2011 ) Fonte: Pediatrics, 2011 Gyne2011 Pedia2011
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