Un sintomo importante,
eppure troppe volte sottaciuto al proprio medico e, semmai addebitato alla
stanchezza e alla mancanza di allenamento fisico, eppure, basterebbe vincere la
ritrosia del momento, convincendosi dell’opportunità di “aprirsi” al dialogo
col proprio medico di famiglia e si eviterebbero tanti guai futuri. Di che
parliamo? Di quel dolore alla gamba, al polpaccio per la precisione, che coglie all’improvviso, tanto forte che costringe chi ne soffre a fermarsi nonostante si sia iniziato a camminare da poco, insomma, parliamo di claudicatio intermittens.
Dietro quel fastidio può infatti celarsi ben altro disturbo rispetto ad un banale crampo avvertito, spia di una malattia importante che è bene
conoscere prima che si manifesti in tutta la sua gravità. Anche solo la remota
possibilità che possa trattarsi di claudicatio intermittens dovrà farci
propendere per una visita medica. Cominciamo col dire che tale condizione non è
di per sé una malattia, ma un sintomo di eventuali malattie di cui già si soffre senza saperlo. Parliamo di una sorta di zoppia che coglie in
maniera intermittente e che si manifesta, a seconda della gravità, ad uno, ma
non è raro che avvenga ad entrambi i polpacci, dopo aver iniziato una
camminata e, quanto prima si presenta, tanto è più compromesso l'organismo del paziente che sta lamentando il disturbo.
Perché è importante conoscere la claudicatio intermittens?
Perché ci da
l’esatta misura di come sia compromessa la circolazione periferica a livello
degli arti inferiori e dunque, di come il passaggio del sangue sia limitato nei
distretti in questione. Quasi sempre denuncia veri e propri processi di tipo
aterosclerotico a livello dei vasi che irrorano le gambe e che sono conseguenza
sovente di malattie metaboliche, diabete in testa, ma anche del danno causato
dal fumo di sigaretta che alla lunga finisce col costringere i vasi periferici,
degli accumuli di colesterolo che si sono depositati lungo le arterie e
dell’ipertensione arteriosa che pure ha il suo peso nella sintomatologia. Non
mancano i fattori soggettivi, a partire dal fatto che spesso nella claudicatio
intermittens ritroviamo cause genetiche e la maggiore propensione del sesso
maschile verso questa condizione rispetto a quello femminile.
La sintomatologia della claudicatio intermittens
Immaginiamo il muscolo
della gamba chiamato in causa come avviene durante una semplice camminata, ovviamente per
svolgere la funzione per il quale è preposto tale muscolo, in condizioni di
sforzo, sia pure moderato, richiederà sangue all’organismo che, però, visti i
limiti di cui sopra, non sarà in grado di assicurarne. Il risultato è la
sofferenza del muscolo stesso, sia pure momentanea, avvertita dallo stesso
paziente con un dolore forte, di tipo crampiforme, che gli impedisce di
proseguire il cammino. Una riprova che ci si trova di fronte alla condizione
rappresentata dalla claudicatio intermittens, ce la da la constatazione di come
a riposo non si avverta alcun fastidio. Ciò non toglie però, che la persona che
sia andata incontro a tale condizione, pur non avvertendo i sintomi di
sofferenza a riposo, andrà soggetta ad un'altra condizione rappresentata dai “piedi
freddi” e dal pallore della cute delle estremità, sia pure a riposo.
Esami diagnostici e trattamento del paziente affetto da claudicatio
intermittens
Conoscere la condizione
di claudicatio intermittens è indispensabile non tanto per curare il sintomo,
che difficilmente si può trattare adeguatamente, quanto invece indagare
precisamente sulle cause che l’abbiano determinato, cercando nel possibile di ridurre il problema. Per prima cosa si ricorrerà alle analisi del sangue che indicano
sovente uno stato di diabete latente e per lo più scompensato. Gli stessi esami ematici possono offrirci un utile strumento per
indagare sui valori di colesterolo nel sangue, visto che, come abbiamo visto, una
claudicatio intermittens è molto spesso determinata da quegli accumuli della
sostanza a livello dei vasi. Così come risulta utile l’indagine volta a
stabilire l’eventualità di andare incontro ad una aggregazione piastrinica eccessiva
che partecipa ai danni evidenziati.
Un esame basilare da
eseguire è dato dall’ecocolordopplergrafia degli arti inferiori. Mediante tale
tecnica possiamo stabilire di preciso la quantità di sangue che affluisce alla
periferia, se tale esame è orientato verso i distretti periferici, compreso la
possibilità che hanno i vasi di assicurare l’irrorazione dei muscoli delle
estremità inferiori e lo stato dei vasi.
La terapia per la
claudicatio intermittens è volta alla scelta di quei farmaci che agevolano
l’irrorazione del sangue alla periferia, importante anche segnalare l’efficacia
dimostrata dalle statine per il ruolo indiretto rivestito nel proteggere
l’endotelio dei vasi e al contempo partecipare all’abbassamento del colesterolo
del sangue. Molto relativo è invece il ruolo rivestito dai vasodilatatori
periferici e non solo, è importante anche il consiglio volto a questi pazienti
di camminare di più, ciò per facilitare la nascita dei cosiddetti circoli
collaterali, piccoli vasi che oltrepassano l’ostruzione provvedendo ad irrorare
il muscolo, tali esercizi col tempo allungano l’intervallo rappresentato
dall’insorgenza, fra una crisi ed un’altra, una situazione questa che
solitamente il paziente che si sia sottoposto a queste regole di vita,
riferisce ben presto al proprio medico, così come risulta necessario smettere
di fumare. Inutile ricordare che se il paziente è diabetico diviene
indispensabile per lo stesso attenzionare con maggiore cura l’andamento della
malattia. Quando la condizione di claudicatio intermittens è divenuta tanto
severa da limitare in tutto o in parte i movimenti del paziente, lo stesso è
invitato a rivolgersi alla chirurgia, per consentire al medico di disostruire
l’arteria o praticare un vero e proprio by pass, oppure ricorrendo allo stent
chirurgico classico o ad eluizione.
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