lunedì 16 aprile 2012

Morte improvvisa in campo: si può evitare? esistono sintomi che dovrebbero allarmare?



I recenti tragici fatti occorsi a molti atleti deceduti in campo a causa di un arresto cardiaco improvviso, l’ultimo in ordine di tempo quello accaduto al centravanti Pier Marco Morosini, deceduto due giorni fa durante una partita di calcio, aprono nuovi scenari in parte inquietanti riguardo la salute degli atleti impegnati in gare estenuanti come possono essere gli incontri di calcio o di altre discipline. Ma ciò che ci si chiede è se l’arresto cardiaco di cui sono vittime queste persone è un evento scongiurabile, se è possibile immaginare il suo esordio e, soprattutto, se è possibile prevenirlo.


Prima di rispondere a queste domande, partiamo dalla conoscenza dell’arresto cardiaco inteso come inaspettata e improvvisa perdita della funzionalità del cuore e di conseguenza, della respirazione e della coscienza. Cominciamo col dire che il cuore s’arresta quasi sempre per effetto di una sorta di corto circuito che avviene a livello del muscolo cardiaco, come dire, che al cuore manca la corrente elettrica e si blocca e di conseguenza, intendendo il cuore alla stregua di una pompa, si arresta anche la circolazione del sangue a livello dei tessuti. E’ perfettamente normale immaginare che se non si interviene immediatamente, la morte sopraggiunge nel volgere di una decina di minuti.

La sintomatologia di un arresto cardiaco

Occorre ricordare che nonostante si sia di fronte ad un’evenienza rapida e tragica, anche in questo caso esistono dei sintomi che evolvono nel volgere di pochi minuti fino alla perdita di coscienza preceduta dalla contestuale perdita del tono muscolare. In via generale possiamo anche considerare quei sintomi che il soggetto nell’imminenza di un arresto cardiaco potrebbe avvertire, ad esempio, senso di affaticamento improvviso, vertigini, mancanza di respiro, improvvisa debolezza, senso di cuore in gola, vomito e svenimento. Ma questi sintomi molto spesso vengono del tutto esclusi dall’improvvisa perdita di funzionalità cardiaca che per chi vi va incontro rappresenta il passaggio repentino fra la vita e la morte, senza quasiche si abbia del tutto percezione di ciò che sta avvenendo. La mancanza di sangue ossigenato in circolo determina la morte entro circa dieci minuti,  mentre gli eventuali danni spesso irreversibili a carico del cervello che è il primo a manifestare i segni della sofferenza poiché non dispone di scorte di sangue ossigenato, avvengono entro tre/quattro minuti dall’arresto cardiaco. Si comprende bene come l’intervento immediato per rimediare all’arresto cardiaco è l’unica manovra indispensabile per riportare in vita il soggetto, anche se, come visto, nell’ultimo evento occorso al calciatore Morosini, ogni manovra atta a riportare in vita il paziente non è valsa a nulla.

Ma perché si giunge a ciò?

Si diceva che il cuore, inteso alla stregua di una pompa, deve essere alimentato da un’attività elettrica continua. Nel caso di un arresto cardiaco in assenza di fattori esterni come eventuali traumi, dobbiamo immaginare la causa dipendente da un malfunzionamento del sistema elettrico del cuore. Nessun altro organo del nostro corpo ha un sistema elettrico come avviene nel cuore il quale ha infatti una propria “centralina” elettrica che lo alimenta e ne permette il funzionamento. Tale “centralina” è una sorta di stimolatore che si chiama nodo del seno posto nell’atrio destro del cuore. Da qui partono gli impulsi elettrici che da quando nasciamo, addirittura prima di nascere, fino a quando moriamo, invia impulsi che consentono il battito cardiaco. Il nodo del seno inoltre, non invia la corrente soltanto, ma la modula in base alle esigenze dell’organismo. Insomma, se facciamo una corsa, è ovvio che il corpo ha più bisogno di sangue e il cuore batterà più velocemente e tutto ciò viene comandato proprio dal nodo del seno. Tuttavia, poiché nulla è perfetto, anche questa parte del cuore può andare incontro a malfunzionamenti a partire dalle aritmie causa di battiti irregolari, battiti accelerati o rallentati. Quando vi sono malfunzionamenti della conduzione elettrica in modo sporadico e di piccola entità siamo pur sempre nella piena normalità, visto che anche il cuore risente eccome degli stati generali della persona. Quando gli episodi di aritmia sono severi e marcati si può giungere ad un arresto improvviso della funzionalità cardiaca. Solitamente si va incontro ad arresto cardiaco in caso di una gravissima aritmia che si definisce fibrillazione ventricolare, ovvero, gli impulsi sono così rapidi che non danno più al cuore la possibilità di contrarsi, si assiste solitamente ad un tremolio dei ventricoli senza alcuna efficacia a livello della contrazione cardiaca. Solitamente quando si va incontro ad un’evenienza del genere, oltretutto, l’impulso non parte nemmeno a livello del seno dell’atrio, ma da un’altra parte del cuore creatasi autonomamente, una sorta di centralina accessoria, che si definisce focolaio ectopico e che è responsabile di tutte quelle aritmie cardiache che qualche volta sono persino compatibili con la vita.

Ma perché si sviluppa un’aritmia cardiaca?

In un cuore sano di norma un’aritmia cardiaca si sviluppa per la presenza di fattori esterni, immaginiamo una scossa elettrica, l'uso di droghe o farmaci, o traumi al torace in un momento particolare del ciclo cardiaco. Se il cuore invece sano non è, spesso anche oltre le apparenze, fattori scatenanti un’aritmia possono essere in primis malattie cardiache, alcune volte congenite, altre acquisite, vediamo questi eventi, secondo la trattazione che ne fa Mayo Clinic, 2011


a)     malattia coronarica - La maggior parte dei casi di arresto cardiaco improvviso si verifica in persone che hanno una  malattia coronarica. Nella malattia coronarica, il colesterolo e altri depositi possono ostruire le arterie, riducendo il flusso di sangue al cuore. Questo può rendere più difficile per il cuore condurre gli impulsi elettrici;

b) infarto miocardico - Il verificarsi di infarto miocardico, spesso a causa di grave malattia coronarica, può innescare la fibrillazione ventricolare e causare un arresto cardiaco improvviso. Inoltre, un infarto miocardico può creare nel cuore aree di tessuto cicatriziale; corto circuiti elettrici a livello del tessuto cicatriziale possono scatenare anomalie elettriche;

c) cardiomiopatia - La cardiomiopatia è caratterizzata da pareti muscolari cardiache allungate e ingrandite o ispessite. Questa condizione spesso porta a danni del tessuto cardiaco e a potenziale insorgenza di aritmie;

d) malattia valvolare – Alterazioni delle valvole cardiache può portare a stiramenti o a ispessimento del muscolo cardiaco, o a entrambi. Quando le camere si ingrossano o si indeboliscono a causa dello stress causato da una valvola difettosa, c'è un aumentato rischio di sviluppare aritmie;

e) malattia cardiaca congenita - Quando un arresto cardiaco improvviso si verifica nei bambini o negli adolescenti, può essere dovuto a una condizione del cuore che era presente fin dalla nascita ( cardiopatia congenita ). Gli adulti, sottoposti a un intervento chirurgico correttivo per un difetto cardiaco congenito, presentano un rischio maggiore di arresto cardiaco improvviso;

f) disturbi elettrici cardiaci - In alcune persone, è presente un disturbo nel sistema elettrico del cuore. Queste sono chiamate anomalie primarie del ritmo cardiaco e comprendono condizioni quali la sindrome di Brugada e la sindrome del QT lungo.

Ma esistono anche i cosiddetti fattori di rischio che preludono o partecipano ad un arresto cardiaco. In primis ancora una volta la malattia coronarica, cui si aggiungono, una predisposizione familiare che preveda la presenza di una cardiopatia, il fumo, l’ipertensione arteriosa, il colesterolo alto, l’obesità, il diabete, l’alcol, uno stile di vita volto alla sedentarietà e non solo…..


a) un precedente episodio di arresto cardiaco o una storia familiare di arresto cardiaco;


b) un precedente infarto miocardico;


c) una storia personale o familiare di altre malattie cardiache, come disturbi del ritmo cardiaco,
cardiopatie congenite, insufficienza cardiaca e cardiomiopatia;


d) età ( l'incidenza di arresto cardiaco improvviso aumenta con l'età, soprattutto dopo i 45 anni
per gli uomini e i 55 anni per le donne );


e) essere maschio ( gli uomini hanno una probabilità 2-3 volte maggiore di andare incontro a un arresto cardiaco improvviso );


f) uso di droghe, come la Cocaina o le anfetamine;


g) squilibri nutrizionali, come bassi livelli di potassio o di magnesio.


Se si sopravvive ad un arresto cardiaco, quali esami effettuare?


a) Elettrocardiogramma - Un esame comunemente eseguito dopo arresto cardiaco è l’elettrocardiogramma ( ECG ). Un ECG può rivelare disturbi nel ritmo cardiaco. Poichè il muscolo cardiaco danneggiato non conduce gli impulsi elettrici in genere, un esame elettrocardiografico può evidenziare la presenza di un infarto miocardico pregresso.
Un ECG può, inoltre, rilevare anomalie elettriche, come un prolungamento dell'intervallo QT, che aumenta il rischio di morte improvvisa.


b) Esami del sangue - Gli esami del sangue possono comprendere:


i) esame degli enzimi cardiaci - L’esame di un campione di sangue per la ricerca di enzimi cardiaci può aiutare a indicare la presenza di un infarto miocardico;



iii) esame per il rilevamento di farmaci e/o droghe - Alcuni farmaci e alcune droghe possono indurre aritmie;


iiii ) esami ormonali – L’esame ormonale permette di identificare casi di ipertiroidismo, un fattore scatenante l’arresto cardiaco.


c) Diagnostica per immagine


La diagnostica per immagini include:


i) radiografia del torace - Una radiografia del torace consente al medico di controllare la dimensione e la forma del cuore e dei vasi sanguigni. Può anche indicare la presenza di insufficienza cardiaca;


ii) esame scintigrafico - Questo test, solitamente eseguito assieme a un test da sforzo, aiuta a identificare le alterazioni del flusso sanguigno a livello cardiaco. Piccole quantità di materiale radioattivo, come ad esempio tallio, vengono iniettate nel flusso sanguigno. Speciali telecamere sono in grado di rilevare il materiale radioattivo che scorre attraverso il cuore e viene captato dalle cellule miocardiche;


iii ) ecocardiogramma - Questo test utilizza onde sonore per produrre un'immagine del cuore. Un ecocardiogramma può aiutare a identificare se una zona del cuore è stata danneggiata da un infarto miocardico e non sta pompando in modo normale, oppure la capacità di picco ( frazione di eiezione ), o se ci sono anomalie valvolari.

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Altri esami


Altri test che possono essere eseguiti comprendono:


1) esame elettrofisiologico e mappatura - Questo test, di solito, è eseguito in tempi successivi, dopo recupero funzionale, e in caso di non individuazione delle cause alla base dell’arresto cardiaco. Con questo tipo di test, è possibile tentare di provocare un'aritmia, monitorando il cuore. Il test può aiutare a individuare dove ha origine l'aritmia. Durante il test, sottili cateteri con all’estremità elettrodi vengono fatti passare lungo i vasi sanguigni e vengono posizionati in diversi punti all’interno del cuore. Gli elettrodi possono mappare con precisione la diffusione degli impulsi elettrici attraverso il muscolo cardiaco.

Inoltre, il cardiologo può usare gli elettrodi per stimolare il cuore in modo da far insorgere aritmie;

2) Misurazione della frazione di eiezione - Uno dei fattori predittivi più importanti del rischio di arresto cardiaco improvviso è rappresentato dalla capacità del cuore di pompare il sangue. E’ possibile determinare la capacità di funzione di pompa del cuore, misurando ciò che viene chiamata la frazione di eiezione ( percentuale di sangue che è eiettata da un ventricolo riempito a ogni battito cardiaco ). Una normale frazione di espulsione è pari al 55-70%. Una frazione di eiezione inferiore al 40% è associata a un aumento del rischio di arresto cardiaco improvviso.
E’ possibile misurare la frazione di eiezione in vari modi, ad esempio con l’ecocardiogramma, la risonanza magnetica ( MRI ), una scintigrafia miocardica ( angiocardioscintigrafia all’equilibrio
o MUGA ) o una tomografia computerizzata ( CT ) del cuore.


C) Cateterizzazione coronarica ( angiogramma ) - Questo test può evidenziare il restringimento o l’ostruzione delle coronarie.

Assieme alla frazione di eiezione, il numero di vasi sanguigni ostruiti è un altro importante predittore di arresto cardiaco improvviso.

Durante la procedura, un liquido colorante viene iniettato nelle arterie del cuore attraverso un catetere, che viene fatto avanzare attraverso un'arteria fino a giungere al cuore. Grazie al mezzo di contrasto le arterie diventano visibili ai raggi X o al fluoroscopio, rivelando aree di ostruzione. Inoltre, mentre il catetere è in posizione, il medico può intervenire su un’ostruzione eseguendo un’angioplastica e l’inserimento di uno stent per tenere aperta l'arteria.

E’ sufficiente tutto ciò per spiegare la causa di un arresto cardiaco, seguita o meno dal decesso, in atleti che si sottopongono a test, indagini mediche continuamente nel corso della loro attività agonistica? Purtroppo no, non tutto è ancora del tutto chiaro a livello della fisiologia dell’apparato cardiovascolare e, dunque, l’imponderabile è sempre presente.

Fonte: ( Xagena2011): Mayo Clinic, 2011 - Cardio2011


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