L’abuso di alcol in gravidanza è causa di danni ai fattori di crescita e può provocare la sindrome feto alcolica, anche con ritardo mentale. Ad affrontare l’argomento, una ricerca pubblicata sulla rivista Neurobiology of Aging realizzata da Istituto di biologia cellulare e neurobiologia del Cnr e Centro di riferimento alcologico della Regione Lazio-Università la Sapienza di Roma
Abusare di alcolici è già di per sé dannoso. Ma lo è ancor di più durante la gestazione, quando può provocare seri danni e gravi malformazioni al nascituro. A spiegarlo una ricerca realizzata dall’Istituto di biologia cellulare e neurobiologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibcn-Cnr) con l’Istituto superiore di sanità e il Centro di riferimento alcologico della Regione Lazio presso l’Università Sapienza di Roma, pubblicata sulla rivista Neurobiology of Aging. Ne deriva che l'alcol, se non del tutto eliminato, durante la gravidanza andrebbe fortemente limitato a causa dei veri e propri disastri in grado di determinare sul nascituro al quale è capace di provocare anche gravissime malformazioni a causa di quella che si definisce sindrome feto alcolica che determina in qualche caso addirittura ritardo mentale.
La ricerca che ha portato a questo risultato è stata condotta osservando quanto accadeva a topi nati da madri che in gravidanza venivano sottoposti all'abuso di alcol. Nei nascituri era così possibile osservare che i fattori di crescita di questi animali avevano subito danni irreversibili. Si intendono per fattori di crescita, nello specifico classificati con sigle quali Ngf, Bdnf, Hgf e Vegf, quelle proteine capaci di stimolare la proliferazione e il differenziamento cellulare e che dunque partecipano alla vita della cellula proteggendola al contempo. Di tali fattori di crescita, il primo è determinante per il corretto funzionamento delle cellule nervose e del sistema nervoso periferico, il secondo previene la degenerazione delle cellule cerebrali, il terzo fattore di crescita protegge il fegato e il cervello, l'ultimo, partecipa alla rigenerazione dei tessuti vascolari e del fegato sopratutto quando questi sia andato incontro a danni quali, ad esempio, le epatiti.
Nella pratica si è visto che i topi nati da madri cui in gravidanza si somministrava alcol, manifestavano danni cerebrali, della tiroide, del rene e del fegato. Chi inoltre crede che assumendo in gravidanza vino rosso non metta a rischio il benessere e la stessa vita del nascituro, basandosi sul fatto che il vino rosso contiene composti quali polifenoli e antociani, con spiccata proprietà antiossidante e neuroprotettiva, si sbaglia. Gli effetti avversi dell'alcol sul nascituro si sono verificati anche quando la madre assumeva grandi quantità di solo vino rosso.
“Sono circa il 4,7% i bambini che presentano alla nascita forme non conclamate di sindrome feto alcolica e di questi ben lo 0,8% dei nuovi nati mostra addirittura un ritardo mentale con dismorfologie facciali, alterato sviluppo delle ossa del cranio e deficit di crescita”, ha detto Mario Fiore del CNR. “La relazione tra esposizione all’alcool nel grembo materno e gravità del danno nel nascituro, così come gli effetti a lungo termine, non sono ancora determinati con certezza. Il rischio di partorire un bambino con sintomi della sindrome fetale alcolica comunque esiste. Alcuni fattori come fumo di sigarette, consumo di droghe o farmaci, stress ambientali o maggiore sensibilità della madre all’alcool anche per cause genetiche possono amplificare tale danno. Altri, per esempio una dieta equilibrata e ricca di verdure o l’assunzione di vitamine soprattutto del gruppo B, come l’acido folico o la tiamina, possono invece contribuire a limitare il danno”.
Fonte: Istituto di biologia cellulare e neurobiologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibcn-Cnr), Istituto superiore di sanità e Centro di riferimento alcologico della Regione Lazio presso l’Università Sapienza di Roma
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