Siamo ancora lontani dal doverci confrontare con l'influenza, ma non troppo, se si considera che non esiste una data certa in cui l'epidemia si fa strada e, dunque, all'approssimarsi della stagione fredda, non è male sapere per tempo come contrastare l'influenza, a volte motivo di preoccupazione per quella che dovrebbe essere, almeno quest’anno,
un’epidemia più benigna, senza nulla togliere al fatto che l’influenza stagionale è pur sempre una malattia,
che in certi casi può uccidere e, per triste che sia ammetterlo, è del tutto
normale che per molte persone la malattia abbia un esito infausto.
Da qui l’importanza del vaccino, soprattutto per quelle fasce di popolazione a rischio, cardiopatici scompensati, allergici, diabetici, pazienti anziani affetti da multipatologie, solo per citarne alcuni.
Resta da capire
come comportarsi quando la malattia si è fatta strada in noi. Trattandosi di
una malattia virale, ciò che ci resta da fare, a meno di non parlare di quelle
forme particolari dove è possibile somministrare anche degli antivirali, è
cercare di risolvere i sintomi, per lo più rappresentati dalla febbre alta,
dalla spossatezza, dai dolori articolari, dalla tosse continua mista a catarro,
cui si aggiunge, in qualche caso, anche un risentimento gastro-enterico.
A giocarsi la
partita sono quei farmaci antinfiammatori non steroidei, i cosiddetti fans.
Sono molecole che si utilizzano per affrancare il paziente dai sintomi più
fastidiosi dell’influenza, quali il grado di spossatezza e, soprattutto, i
dolori articolari. Sovente tali farmaci hanno effetto antipiretico, ovvero,
abbassano la febbre, ricordando che la febbre è un’arma di difesa del nostro
organismo che andrebbe abbassata in maniera graduale e non immediatamente al
suo approssimarsi. In questo, sostanze come l’acido acetilsalicilico, la più
nota Aspirina, il paracetamolo, più comune come Tachipirina e altri farmaci ad
elevata azione antipiretica svolgono egregiamente la loro funzione. In qualche
caso potrebbe rivelarsi utile anche l’azione dei corticosteroidi, parliamo di
quei casi in cui la febbre resta alta per lungo tempo e costituisce essa stessa
un ulteriore pericolo per la salute del paziente. Bambini piccoli, soggetti
defedati, anziani sofferenti etc. Ovviamente, il ricorso al cortisone è di
esclusiva pertinenza medica.
Riferendoci ai
farmaci sintomatici, ovvero, a quelle sostanze farmacologiche che non
guariscono la malattia ma alleviano tutt’alpiù il sintomo, bisogna anche
annoverare le sostanze che svolgono attività mucolitica, e/o espettorante fino
ai sedativi della tosse. Anche in questo caso c’è da ricordare che la tosse è
un’ulteriore difesa dell’organismo per liberarsi dal catarro che si forma a
livello bronchiale e che dunque andrebbe “aiutata” con quelle sostanze che
agevolano l’allontanamento del muco e sedata solo in quei casi, valutati di
volta in volta dal medico, in cui la tosse rappresenta un problema aggiuntivo
importante per lo stesso paziente.
I soggetti
pediatrici beneficiano, più o meno, degli stessi farmaci degli adulti,
ovviamente con posologie del tutto diverse, con esclusione di alcuni fans, per
i piccoli poco o per nulla indicati e per i quali il ricorso alla Tachipirina,
di norma, risolve i sintomi. L’invito che si dovrebbe sempre rivolgere ai
genitori di quei bambini affetti da sindromi influenzali o dalla vera e propria
influenza, è quello di non prendere iniziative autonomamente se non prima di
aver contattato il pediatra, anche telefonicamente. Nel novero dei farmaci
indicati per contrastare la sintomatologia accompagnata dall’influenza, ci
sarebbero da citare gli antistaminici. Non è escluso che il medico possa
ritenere indicati anche questi farmaci che si oppongono al quel senso di
costrizione a livello delle prime vie aeree, che contrastano la rinite e
controllano meglio i sintomi. Così come, il ricorso a quei decongestionanti
nasali in grado di “liberare” il naso dalla sensazione di naso chiuso, potrebbe
essere previsto per un lasso di tempo quanto mai limitato, a causa degli
effetti collaterali di questi prodotti, così come, da ricordare che parliamo di
presidi che sono controindicati nei soggetti ipertesi potendo in certi casi partecipare
all’aumento della pressione arteriosa del paziente.
Antibiotici
Il capitolo
antibiotici è quanto mai controverso quando si parla di influenza. Di norma,
trattandosi di un virus, l’antibiotico non avrebbe ragione di esistere nel
contrasto della patologia. Ma, sia pure a stretto controllo medico, in certi
casi, a causa dell’esposizione dell’organismo ad agenti patogeni diversi, anche
batteri, opportunisti, che “approfittano” dello stato dell’organismo,
ovviamente debilitato, per insediarsi e creare a loro volta potenziali pericoli
per la salute del malato, non è per nulla escluso che il medico si trovi costretto a somministrare anche gli antibiotici.
Antivirali
Si parla continuamente all’approssimarsi
dell’influenza dei farmaci antivirali che, come dice il nome, sono sostanze che
si oppongono al virus e dunque, hanno azione curativa e non sintomatica nei
confronti dell’epidemia. Parliamo di antivirali di nuova generazione.
spiega Aurelio Sessa, presidente della Società italiana di medicina generale (Simg) Lombardia. E con una condizione importante: il farmaco va dato entro 48 ore dall'esordio dell'influenza, prima viene somministrato e maggiore è la sua efficacia”.
«La prescrizione di questi farmaci è rivolta a persone con un quadro clinico grave che ne compromette lo stato di salute generale, per esempio con febbre molto alta; nei pazienti anziani e nei pazienti con patologie croniche respiratorio, cardiache e metaboliche»
spiega Aurelio Sessa, presidente della Società italiana di medicina generale (Simg) Lombardia. E con una condizione importante: il farmaco va dato entro 48 ore dall'esordio dell'influenza, prima viene somministrato e maggiore è la sua efficacia”.
Concludendo,
occorre ricordare che l’influenza non richiede atti di eroismo, intendendo con
questo, la consuetudine di molti di non osservare riposo alcuno o quasi nei
giorni in cui sono affetti dalla malattia. E’ sbagliato, oltre al fatto di
partecipare alla diffusione del virus, si rischia in proprio esponendosi alle
tante complicazioni che la patologia infettiva è in grado di provocare, tant’è
che gli stessi medici raccomandano il trattamento sintomatico e il riposo per uno o
due giorni dopo la scomparsa della febbre, osserviamo questa raccomandazione.
E, per quanto concerne il vaccino, se le condizioni lo consentono, conviene farselo.
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