Per le donne immigrate in Italia,
almeno per una alta percentuale di loro, non esiste altro metodo contraccettivo
che non sia l’aborto. A dirlo una ricerca che si è svolta a Firenze a cura del
Centro di riferimento regionale per la prevenzione e la cura delle
complicazioni afferenti alle mutilazioni genitali femminili. Il dato è allarmante, anche perché
secondo un recente sondaggio, nove donne immigrate su dieci, sanno bene
dell’esistenza della pillola anticoncezionale e dello stesso preservativo, che
tuttavia, non vengono utilizzati.
«Il risultato è che un terzo degli
aborti praticati in Italia si registrano nel 3,5% della popolazione», spiega Nicola
Surico, presidente della Sigo. «La nostra ricerca dimostra che non manca
tanto la conoscenza, quanto la possibilità di accedere agli strumenti e ai
servizi disponibili. Le difficoltà sono, infatti, dovute in gran parte ai
mancati collegamenti con le strutture sanitarie, alla difficoltà di rapporto
con gli operatori, a ostacoli burocratici, alla carenza di personale formato e
di mediatori culturali».
La speranza è che almeno le seconde generazioni di donne
extracomunitarie, metà di queste nate proprio nel nostro Paese, parliamo di
circa un milione di ragazze, molte delle quali ancora minorenni, tramutino
questa penosa abitudine che è delle loro madri ed è a loro che è necessario
rivolgersi per avviare una vera contraccezione transculturale. Ed è questo
l'impegno che si è prefissato la
Sigo con la pubblicazione del progetto educazionale
"Scegli tu": disponibili in cinque lingue (francese, cinese, arabo,
rumeno e albanese) e scaricabili dal sito internet www.sceglitu.it, gli
opuscoli in questione offrono informazioni dettagliate sulla contraccezione negli
adolescenti.
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