Da tempo ormai le statine sono
entrate nella cura non soltanto della ipercolesterolemia ma anche nel
trattamento delle malattie cardiovascolari per il ruolo detenuto da queste
molecole nel migliorare il trofismo dei vasi. Resta da capire però se tali farmaci
alla lunga detengano quegli effetti collaterali tali da richiedere in qualche
caso la sospensione del trattamento. Gli studi nel merito sono stati fatti in
epoca non recente, ma un recente lavoro scientifico sembra più di altri
indicativo nel mettere in chiaro la reale efficacia di queste molecole insieme
alle eventuali reazioni avverse delle statine stesse. Ci riferiamo al lavoro
effettuato da Ricercatori dell’University Park a Nottingham in Gran
Bretagna, che hanno eseguito uno studio basato su un’ampia popolazione, al fine
di stabilire se importanti patologie quali la miopatia moderata-grave, la
malattia di Parkinson, la demenza, la disfunzione epatica, il tromboembolismo
venoso, l’artrite reumatoide, la cataratta, i tumori e le fratture
osteoporotiche, potessero o meno essere associate all’utilizzo di queste
molecole farmacologiche. Nel novero delle malattie è stata anche inserita
l’insufficienza renale acuta dopo i dati emersi da uno studio pubblicato su The
Lancet ( 2004 ), assieme a segnalazioni di proteinuria nei pazienti a cui era
stata prescritta la
Rosuvastatina ( Crestor ).
Il lavoro è stato svolto su pazienti
di medicina generale, parliamo di qualcosa come 2.121.786 ammalati che avevano
un’età compresa fra 30 e 84 anni. Da ricordare che quasi 84 persone su cento
non erano utilizzatori di statine, come avvenuto a 5 pazienti su dieci che
avevano da poco cominciato le cure. Le statine più utilizzate erano la Simvastatina (
Sivastin, Zocor ), al 22.3% l’Atorvastatina ( Lipitor, Torvast ), al 3.6% la Pravastatina (
Pravachol, Sanaprav ), all’1.9% la Rosuvastatina , e all’1.4% la Fluvastatina ( Lescol
). Da segnalare che gli utilizzatori delle statine erano per lo più anziani e
sofferenti di malattie quali fibrillazione atriale, malattia cardiovascolare,
malattia vascolare periferica, ipertensione, diabete, e malattia renale
cronica. Parliamo di pazienti per lo più di sesso maschile dove l’associazione
tra statine e le malattie sopra ricordate non era molto significativa, così
come si sarebbe anche osservato che il tumore al colon associato all’uso di
statine è poco significativo nelle donne e più negli uomini. Poiché non tutte
le statine sono uguali, si è anche visto che la Pravastatina è
maggiormente causa di tale neoplasia rispetto alla Rosuvastatina. Anche in
questo caso però c’è da segnalare che il rischio di andare incontro a questo
tumore è risultato aumentato dopo tre anni di trattamento, rischio tornato
nella norma dopo che si è sospesa la terapia.
L’uso delle statine sarebbe invece associato ad altre patologie,
quali, miopatia, cataratta, insufficienza renale acuta, tumore esofageo e disfunzione
epatica moderata-grave, quest’ultima allo stesso modo fra uomini e donne e nei
pazienti di sesso femminile, parrebbe che effetti collaterali più importanti si
siano osservati con la
Fluvastatina piuttosto che con la Simvastatina.
Negli uomini, le differenze tra gli effetti delle singole statine sono
risultati significativi. Il più alto rischio era associato alla Fluvastatina e
il più basso alla Pravastatina Ma lo stesso rischio di disfunzione epatica si
avrebbe entro il primo anno di trattamento e che la sospensione del farmaco
riporta tutto alla normalità in un periodo compreso da uno a tre anni nelle
donne e tre anni nell’uomo.
Miopatia moderata-grave
La miopatia è un evento associabile all’utilizzo delle
statine sia negli uomini che nelle donne. Il primo anno di trattamento con tali
farmaci per le donne sarebbe più a rischio rispetto agli uomini. Il rischio
resta anche dopo sospensione del trattamento, anche se trascorsi tre anni dalla
totale sospensione il rischio si abbatte in maniera significativa.
Cataratta
Ogni statina è associata ad un aumentato rischio di cataratta sia negli uomini
che nelle donne. Non sono state evidenziate significative differenze tra gli
effetti di singole statine negli uomini e nelle donne. Tale rischio risulta
maggiore il primo anno e tutto torna alla norma dopo un anno di sospensione del
trattamento.
Basso è invece il rischio di tumore esofageo, mentre
l’eventuale insufficienza renale è un rischio in quale caso annesso
all’utilizzo di Simvastatina, Atorvastatina e Pravastatina e nelle donne a cui
era stata prescritta la
Fluvastatina. Tale evenienza era maggiore il primo anno di
trattamento ed è persistito per i primi 5 anni di trattamento.Il rischio è
rimasto aumentato durante il primo anno dopo l’interruzione dell’assunzione di
statine e poi è ritornato normale nell’arco di 1-3 anni.
Dunque uno studio accurato quello britannico che non mette
assolutamente in dubbio l’efficacia delle statine ma che invece vuole
attentamente valutare la possibilità, per medico e paziente, di essere sempre a
conoscenza della reale necessità di
ricorrere a questi farmaci e sull’uso che di essi si dovrà fare anche alla luce
di effetti collaterali che sia pure gravi non rappresentano certo la norma e
che, come accade con tutti i farmaci, anche per le statine dovrà valere il
rapporto costi benefici che dovrà valere come guida per il prescrittore di una terapia.
( Xagena2010 )
Fonte: British Medical Journal, 2010
Cardio2010 Farma2010
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